La favolistica giapponese narra di un vecchio selezionatore di Samurai che, essendo prossimo alla morte, desiderava passare i segreti della sua infallibile abilità selettiva — non aveva sbagliato una sola volta nella sua lunga carriera — al discepolo prescelto a tale scopo. Il vecchio saggio confidò al futuro successore che una delle modalità da lui adottate nel test attitudinale era di chiedere ai candidati di camminare in modo naturale e di arrestarsi a comando. Tale criterio sconcertò grandemente il discepolo, la cui espressione si fece tanto sgomenta da indurre il maestro a fornire questa spiegazione: "Il corpo è lo specchio dell'interazione, il suo incedere eil suo stare sono l'incedere e lo stare della mente. Se nell'arrestarsi il candidato tenderà a proseguire in avanti, sarà indice di uno squilibrio 'sulle punte', segno di attivismo, di privilegio al fare più che al pensare. E questo non è bene per un Samurai perché egli non può mai procedere senza avere al suo fianco la mente.
Se il candidato nell'arrestarsi tenderà a spostarsi all'indietro sarà indice di uno squilibrio `sui
talloni', segno di eccesso di cautela o di pavidità, dí uso eccessivo della
mente per difendersi dall'azione.
Se il candidato si arresterà in perfetto
equilibrio 'sulla pianta dei piedi', ti segnalerà un suo equilibrio interiore,
la sua capacità di portarsi sempre appresso, integrate, mente e azione. Fatto
questo degno di un Samurai".
Con quali e quanti aspetti della vita si può
identificare lo squilibrio sulle punte e sui talloni?
Con il tempo, ad esempio. Allora chi conduce
un'esistenza sulle punte è persona proiettata verso il futuro e vive con ansia
e preoccupazione le situazioni della vita. Chi, viceversa, sta sui talloni è persona esageratamente rivolta al passato, al quale resta legata
da sentimenti di rimpianto.
Oppure il dare e il ricevere. Chi sta sulle punte è proteso verso gli altri in uno smodato desiderio di dare che, alla lunga, può diventare aggressivo; chi sta sui talloni è incline piuttosto a ricevere, in un atteggiamento che può diventare passivamente egoistico.
O ancora, chi sta sulle punte può essere
eccessivamente portato alla vita materiale, tutto teso verso esperienze
sensoriali sempre nuove e sempre più appaganti, in un'escalation di cui non si
scorge la fine; chi vive sui talloni può essere invece esageratamente incline
alla vita spirituale, in un anelito al ritiro ascetico.
E ancora, chi sta sulle punte può essere animato
da un eccessivo desiderio di estroversione, di ricerca del contatto con gli
altri, del pubblico; chi sta sui talloni può avere una marcata propensione
all'introversione, al vivere in solitudine.
E infine — ma l'elenco è ben lungi dall'essere
completo — chi sta sulle punte può essere persona rigidamente vincolata a
criteri di disciplina, incapace di adattarsi flessibilmente alle situazioni;
chi sta sui talloni può essere, al contrario, persona inabile a darsi regole di
vita e quindi costantemente in balia di avvenimenti e circostanze.
A quante tentazioni di squilibrio la vita ci
espone! E a quali sappiamo rispondere fermandoci "sulla pianta dei
piedi"?
E non dimentichiamo poi che c'è un'altra forma
dí equilibrio, importantissima, derivante dalla nostra stessa natura. Sappiamo
che ogni uomo è un essere multidimensionale; affinché possa svilupparsi in modo
armonico, è necessario che tutti i piani che lo compongono procedano integrati
e di pari passo: il corpo fisico con il corpo energetico, con il corpo astrale
e con il Sé, che tutti li coordina. Se si privilegia una di queste dimensioni,
inevitabilmente si creerà una carenza a livello di un'altra e conseguentemente
uno squilibrio.
Ad esempio, se l'attenzione sarà rivolta in modo
preponderante al soddisfacimento delle esigenze fisiche, tale dimensione
diventerà ipertrofica, a detrimento di quella energetica, che dovrà faticare
maggiormente a gestirne la salute; di quella emozionale che sarà convogliata
verso sensazioni d'appagamento derivanti esclusivamente dall'attività
sensoriale, a scapito di quella di pensiero e di presa di coscienza; di quella
spirituale che, zavorrata dai legami della realtà oggettiva, non potrà ricevere
un nutrimento adeguato.
L'equilibrio del Toro consiste quindi nel
distribuire bene su ogni zoccolo il proprio peso, in modo da poter fare di ogni
aspetto caratteriale un punto di forza su cui poter fare sicuro affidamento. E
un equilibrio olistico, quello taurino, a tutto tondo, stabile e dinamico a un
tempo, tal quale necessita a chi, come ognuno di noi, si trova in un momento di
grande trasformazione: individuale, epocale, planetaria.
Buon mese di maggio, quindi, all'insegna dell'equilibrio!
Dede Riva, Nuove Meditazioni Quotidiane, Edizioni Mediterranee.
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