È facile meditare quando c'è pace nella mente e apertura nel cuore. Molto meno quando si prova irritazione, aggressività, odio, tristezza. Ma sono proprio queste le situazioni in cui la meditazione potrebbe essere di maggiore aiuto.
Allora, come spezzare questo circolo vizioso?
Puoi farlo utilizzando proprio quello che hai a disposizione in quel momento, tristezza, chiusura, ansia che sia. Per esempio, se in questo momento sei adirato con qualcuno, poni la tua stessa irritazione al centro della tua meditazione, entra in essa, esplorane la natura, insieme al tuo Sé.
Come primo effetto avvertirai che scompare ogni giudizio nei suoi confronti; essa fa parte di te come ogni altro tuo pensiero e sentimento, e, se pensi a te stesso in termini di Unità, non può esserci critica per una tua parte perché non esiste più una parte di te, ma un solo te stesso, che ora è irritato, ma tra cinque minuti vibre¬rà di comprensione e gentilezza.
Tu non sei una persona irritabile, triste, aggressiva, egoista, incapace d'amare; sei un essere che alberga in sé queste emozioni, ma anche il loro opposto. E medi¬tare è anche questo: prendere coscienza della propria unità e vigilare su dí essa.
Quando incomincerai a utilizzare abitualmente questa pratica, scoprirai molti effetti sorprendenti: scoprirai ad esempio che la tristezza, vissuta in questo modo, può essere uno strumento eccezionale per superare l'angoscia e la sofferenza, pro¬prio come quando, per togliere una spina che ti si è infilata sotto la pelle, usi un'altra spina.
Avresti mai pensato che anche una spina può essere gentile?
Dede Riva, Nuove Meditazioni Quotidiane, Edizioni Mediterranee.
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