Quanti ruoli vivi nella tua vita?
Di genitore, figlio, insegnante, discepolo,
terapeuta, esperto, quello professionale...
Il ruolo è molto importante perché, come
l'abitudine, ti consente di ritrovare automaticamente sicuri punti di
riferimento che, a loro volta, diventano punti di riferimento anche per chi con
te interagisce. Questo comporta per entrambi un grande risparmio di energia
emotivo-mentale da convogliare nel rapporto stesso e in altre direzioni che si
desiderano.
Ma anche il ruolo, come l'abitudine, può
avere una valenza invischiante; ti spinge, con la complicità della tua
inconsapevolezza, verso comportamenti stereotipati che inibiscono il flusso del
tuo sentire - sentire che, a differenza del ruolo, è vario e diverso in ogni
situazione - e offuscano la dinamica creativa del rapporto.
Tutto questo è percepito anche dal tuo
interlocutore che, se a sua volta interagiva attraverso un suo ruolo, vi si
incista ancora di più, per ritrovarvi al suo interno le sue sicurezze; se ti si
proponeva al di fuori di esso, in una comunicazione da cuore a cuore, non
trovando più dall'altra parte il destinatario del suo esprimersi, si rifugia a
sua volta in un ruolo o, ritrovandosi spiazzato, si allontana.
C'è però un test infallibile per capire
come stai utilizzando il ruolo: se il sorriso e il senso dell'umorismo
fluiscono naturalmente in te e nell'altro, ti trovi nella prima situazione. Ma
se viceversa si spengono, allora forse è il caso di modificare qualcosa nel
rapporto.
Chi vive di ruoli diventa pericolosamente serioso, si irrigidisce e trasmette una sensazione di freddo-ruvido. Chi sa giocare con il ruolo e lo utilizza consapevolmente ha sempre la gioia negli occhi e nel cuore. Hai mai visto due innamorati irrigidirsi in ruoli? Allora perché non innamorarti della Vita?
Dede Riva, Nuove Meditazioni Quotidiane, Edizioni Mediterranee.
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